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Giuseppe

Come considerare il Lavoro notturno nel DVR

Giuseppe 2017-08-14 16:31:25


Voglio condividere una richiesta di assistenza

Richiesta
Come valuto il Rischio Lavoro Notturno?

Risposta
Lo svolgersi dei turni lavorativi notturni in azienda NON rappresenta un rischio "a se stante" ma bensì implica l'adozione di misure preventive e una formazione particolare rispetto al "classico lavoro diurno".

Nella valutazione dei rischi si dovrà tener conto dell'eventuale difficoltà che il lavoratore potrebbe avere nello svolgere le sue mansioni di notte e quindi potrebbe risultarne un "PxE" più alto (a discrezione del Datore di Lavoro) rispetto allo stesso rischio valutato per le ore diurne; ciò premesso, resta assodato che le valutazioni dei rischi presenti in azienda vengono effettuate sempre (notturni e diurni) allo stesso modo e secondo le stesse normative vigenti, quindi, non si troverà da nessuna parte una valutazione specifica denominata, ad esempio, "Rischio Lavoratore Notturno".

Quello che il redattore del DVR dovrà mettere in opera sarà un efficace sistema di prevenzione e protezione specificandone appunto i dettaglio nel Documento di Valutazione dei Rischi.

Di seguito si propongono alcuni aspetti sui quali il Datore di Lavoro (redattore del D.V.R.) dovrebbe rivolgere la Sua attenzione.

Se le attività lavorative svolte di notte sono le stesse rispetto a quelle svolte di giorno, i rischi a cui il lavoratore sarà esposto saranno i medesimi; nel caso di lavoro notturno si dovrà però tenere conto di "aggravanti" dovute alla condizione specifica, ossia:
• il lavoratore notturno dovrà dormire di giorno;
• il lavoratore notturno subisce un'alterazione del ritmo biologico;
• il lavoratore notturno potrebbe avere dei disturbi del sonno;
• il lavoratore notturno potrebbe avere dei problemi digestivi;
• il lavoratore notturno può avere anche problemi psicologici, come ansia e irritazione;
• nel caso in cui il lavoratore notturno è una donna occorrerà tener presente che i disturbi saranno accentuati.

I disturbi del lavoro notturno, se portati avanti nel tempo, possono sfociare in malattie, anche molto importanti, come l’ipertensione o malattie ischemiche.

A tal proposito, alcuni studi hanno permesso di stilare un breve vademecum comportamentale:
• cercare di lavorare durante la notte in ambienti bene illuminati;
• dormire durante il giorno ricreando il più possibile la condizione di buio;
• mantenere un lungo periodo di sonno, eventualmente seguito da un breve riposo evitando di dormire a intervalli;
• alimentarsi durante il lavoro notturno non con semplici spuntini, ma con un pasto;
• evitare l’abuso di caffeina e alcool durante la notte e di sonniferi durante il giorno.

Si ritiene valida la breve guida illustrativa stilata dall'ASL_CN2 che è consultabile cliccando QUI.


Un altro aspetto a cui il Datore di Lavoro dovrà rivolgere la Sua attenzione sta nella tempestività con la quale si presta soccorso al lavoratore in difficoltà.
Occorre prima di tutto tener conto che esistono due tipi di lavoratori notturni:
A) il lavoratore notturno solitario ed isolato;
B) il lavoratore notturno NON isolato (o NON solitario).

CASO A:
Nel caso del lavoratore notturno ISOLATO ci si dovrà preoccupare di realizzare una procedura per far si che, nel caso di difficoltà del lavoratore, egli possa ricevere gli opportuni soccorsi nel più breve tempo possibile senza poter contare sul supporto di un eventuale altro lavoratore (essendo appunto lui un "Lavoratore notturno ISOLATO").
L'esito positivo dei soccorsi, in caso di infortunio, dipende in maniera diretta dal tempo trascorso dal momento della difficoltà del lavoratore al momento in cui "l'ente preposto" viene a conoscenza che il lavoratore, presente nel luogo "x" dell'azienda, è in difficoltà.

In parole povere, il lavoratore notturno in difficoltà, nel caso di infortunio potrebbe NON riuscire a comunicare la sua difficoltà all'ente preposto.

Tali aspetti comportano un ritardo dell'intervento con effetti a volte fatali, vi è quindi la necessità di monitorare in tempo reale lo stato di salute del lavoratore attraverso il controllo del suo stato di coscienza.
Nei casi in cui finora si è cercato di dare risposta al problema, la soluzione è stata di tipo tecnico, ricorrendo alle diverse opzioni messe a disposizione dalla tecnologia delle comunicazioni, di cui esemplifichiamo in modo non esaustivo le tipologie più diffuse:
• telefono cordless o cellulare
• ricetrasmettitore collegato a soggetti addetti a servizi di sorveglianza
• trasmettitore di segnale di allarme punto-punto con attivazione manuale
• trasmettitore automatico collegato ad un sensore di postura del lavoratore (busto eretto=OK, busto orizzontale=allarme)
• sistema a chiamata (manuale o automatica) e risposta manuale (risposta=OK, mancata risposta=allarme)


I primi tre sistemi, come tutti quelli similari ad azionamento manuale volontario, offrono sicuramente sicurezza psicologica ma hanno dimostrato scarsa efficacia, che diventa addirittura nulla in caso di perdita di coscienza del lavoratore, mentre i sensori di postura non sempre sono adatti al tipo di mansione.

Il sistema a dialogo (chiamata/risposta) sembra essere il più efficace, ma trova i suoi limiti nel tipo di protocollo stabilito, cioè la periodicità con cui viene interpellato il lavoratore solitario: infatti se da una parte una frequenza elevata della chiamata offre migliori garanzie, dall'altra tende ad abituare il soggetto che volutamente arriva ad ignorare e a trascurare il sistema, provocando falsi allarmi che alla lunga inficiano il sistema. Senza contare che comunque può diventare un fattore di distrazione per il lavoratore, e aumenta sicuramente il carico mentale.

Il vantaggio comune a queste soluzioni è rappresentato dal fatto che i soccorritori esterni, facendo parte di un sistema organizzato, dovrebbero essere in possesso delle indicazioni necessarie a raggiungere con precisione e rapidità il luogo dell'intervento, offrendo quindi la soluzione alle altre obiezioni. Il sistema tecnico chiamata/risposta può essere sostituito a livello organizzativo da visite periodiche dall'esterno (esempio, istituto di vigilanza), presentando gli stessi limiti in merito alla periodicità.


CASO B:
Nel caso in cui il lavoratore notturno sia NON isolato, solitamente si considera la possibilità che sia l'altro lavoratore a vigilare sulle condizioni del collega (e viceversa) e quindi, nel caso di difficoltà non ci dovrebbero essere rallentamenti nell'avvisare l'ente preposto al pronto soccorso. Ciò nonostante si rende utile una misura preventiva esterna (periodica) in quanto, a seconda delle mansioni svolte, si potrebbe verificare un incidente che coinvolga tutti i lavoratori (ad es.: intossicazione per via aerea) e che quindi nessuno di loro potrebbe essere in grado di avvisare i soccorritori.